“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi,
questa morte che ci accompagna,
dal mattino alla sera, insonne, sorda,
come un vecchio rimorso,
o un vizio assurdo”
Lilith come estrema solitudine interiore e “male di vivere” nella grafia piccolissima e spaziata di Cesare Pavese.
Lo scrittore soffriva, come è noto, di frequenti crisi di angoscia, che hanno segnato tutto il suo percorso intellettuale ed umano. L’isolamento affettivo si esprime in questo definitivo autografo che precede di poco il suicidio, dove le parole sembrano galleggiare nel bianco del “non scritto” e l’andamento ascendente corrisponde alla fase maniacale che annuncia l’ultima e fatale caduta depressiva.
L’ombra della morte, sotto forma di una depressione strisciante, ha perseguitato come un demone tutta l’esistenza di Cesare Pavese : un’ombra già riconoscibile nelle prime poesie, scritte nel periodo del liceo, quando rimase profondamente turbato dal suicidio di un suo compagno di scuola ed ebbe la tentazione di imitarlo.
Il disagio esistenziale sarà sempre compagno d’elezione di questo scrittore intellettuale segnato da un carattere spesso descritto (assai poco generosamente) come ipocondriaco, ipercritico, cavilloso, suscettibile, rancoroso, autodistruttivo ….
La grafia di Pavese appare rapida e nervosa sia nel biglietto d’addio che in altri saggi : manifesta tutte le caratteristiche di una dominante planetaria divisa tra Saturno e Mercurio. Una combinazione vincente dal punto di vista intellettuale, caratteristica dei ricercatori e degli specialisti, ma assolutamente perdente dal punto di vista sentimentale e relazionale.
L’abilità generale del tracciato, per la sopravvivenza di alcune lettere di aspetto puerile, si mescola a curiose presenze tipicamente lunari che tradiscono tutta la vulnerabilità di fondo, gli attaccamenti unilaterali e totalizzanti, la difficoltà di elaborazione di una affettività veramente matura.
Cesare Pavese 1908-1950
Potremmo forse riferirle, per quanto riguarda il tema natale, a quella sua Luna acquariana, sostenuta dal secondo importante pianeta del profondo inconscio, ossia Plutone, ma penalizzata dall’altro aspetto della Luna, quello più oscuro e più inquietante, ossia da Lilith, e priva dell’aiuto vitale e generoso di Giove?
La Luna Nera di Pavese è nel segno del Leone, posizione in cui la ferita narcisistica avrebbe potuto trovare sollievo nella produttività letteraria.
Ma la collocazione in dodicesima casa parla di una “paura del rifiuto” di origine remota : per gli studiosi di Astrologia Karmica risale a stadi anteriori, ad altri passaggi terreni, ad altre vite, ed è quindi di difficilissima elaborazione.
La congiunzione dei Lilith al benefico Giove, in generale, può favorire la realizzazione personale, ma può creare ambiguità nei rapporti coi superiori, oscillando tra ostilità e ricerca di protezione.
Il 27 agosto del 1950 Pavese si uccide con una dose di sonniferi in una stanza dell’Hotel Roma in Piazza Carlo Felice, a Torino, di fronte alla Stazione di Porta Nuova.
Sulle cause della sua morte sono state fatte ipotesi diverse, che vanno dalla delusione sentimentale (l’attrice americana Constance Bowling, con cui aveva avuto una breve relazione, lo aveva da poco lasciato), alle amarezze della vita professionale, che lo descrivono come perennemente “sfruttato” dalla casa editrice Einaudi per cui lavorava fin dai suoi esordi.
Certo è difficile capire che cosa passi nella mente e nel cuore di una persona che decide di togliersi la vita, considerando che molto spesso è legittimo chiedersi “chi” un suicida voglia veramente punire con il suo gesto ….
“Non ci si uccide per amore di una donna.
Ci si uccide perché un amore, qualunque amore,
ci rivela nella nostra nudità, miseria, infermità,
disillusione, destino, morte”
Il testo è tratto da “GRAFOLOGIA PLANETARIA. I simboli dell’universo nella scrittura”,
Edizioni Mediterranee, Roma, 2023 (pag. 266-257).
Il capitolo14 è dedicato alla scrittura di Plutone e di Lilith.
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