Tempo fa mi è capitato di leggere un libro molto particolare e curioso dal titolo “La donna nell’ombra”: si tratta di una serie di racconti che Louisa May Alcott, l’autrice di “Piccole donne” e altri edificanti romanzi per signorine, scrisse con lo pseudonimo di A. M. Barnard attorno al 1866.
Quasi a dimostrare, come lei stessa affermava, che “gli autori dei romanzi neri sono più abili dei figli della dolcezza e della luce”, in questo libro la Alcott costruisce sapientemente dei veri e propri thriller che hanno per protagoniste “donne di potere, magnetiche e molto cattive”.
Accanto alla scrittrice sentimentale, alla “amica dei bambini”, alla “zitella scribacchina” (come ironicamente si autodefiniva), esisteva quindi anche un’altra Alcott, che ha saputo dare vita a creature sensuali e perfide, misteriose e simulatrici, eroine appassionate che rispondono pienamente all’immagine di una Lilith femme fatale pericolosa, vendicativa, calcolatrice e spietata.
Tenebrosa e seduttrice quindi, e molto lontana dalle quattro sorelle March che si aprivano alla vita piene di valori morali, di sagge aspettative e di buoni propositi!
Se la motivazione di base era sicuramente di tipo economico ( la Alcott si trovava frequentemente in ristrettezze, aveva conosciuto un’infanzia poverissima e si era prestata a lavori anche molto modesti, talvolta umilianti, per far fronte alle necessità della famiglia ), esiste però anche un’esigenza di tipo psicologico a questa inaspettata produzione letteraria “di sangue e passione”, come lei stessa l’aveva chiamata: quella di elaborare artisticamente e vivere, almeno attraverso i suoi racconti, i contenuti inquietanti che la sua personale Luna Nera le suggeriva.
“Sono attratta dalle situazioni morbose” scriveva nel suo diario, “ Penso di essere naturalmente portata verso le storie lugubri …. mi addentro in sfrenate fantasticherie /…./ e cosa penserebbe di me mio padre, se istigassi la gente a fare quello che mi diletto a far fare ai miei personaggi?”
Al padre, filosofo idealista e predicatore che “non possedeva il dono di fare quattrini” la Alcott provvide sempre materialmente, e gli fu legatissima per tutta la vita : erano nati lo stesso giorno, il 29 novembre, e morirono a un giorno di distanza l’uno dall’altra, il 6 marzo 1888.
Louisa May Alcott 1832-1888
La scrittura della Alcott appare fuori norma rispetto alle scritture tipiche del suo periodo.
Rovesciata, ritorta in zona inferiore, oscura, iperlegata in un flusso continuo che si snoda in senso orario, intervallato da grandi bianchi: le lettere si deformano in una progressione solo apparentemente fluida che destruttura il filo grafico rendendolo quasi indecifrabile.
Lilith agisce nella grafia enfatizzando gli indici Plutone-Urano e valorizzando quindi originalità, innovazione, spirito anticonformista, a scapito dei segni di Venere che appaiono invece molto penalizzati. Infatti la zona media della scrittura (spazio “venusiano” per eccellenza, simbolico dell’affettività) si presenta sfuggente e disarmonica.
Nel tema natale riconosciamo una vera donna Sagittario dal piglio deciso e combattivo, accompagnata da una Luna acquariana estremamente libera e anticonvenzionale. L’Ascendente Vergine indirizza l’evoluzione del Sagittario verso la concretezza, e favorisce il lavoro organizzato, metodico, ordinato e costante che nel suo caso si è rivelato vincente.
La Luna Nera di Louisa May Alcott si trova in quinta casa, nel segno dell’Acquario: la mancanza originaria viene colmata da una incessante creatività, che trova modo di dare spazio anche ai contenuti tipici di Lilith.
La Alcott lavorò moltissimo (300 opere fra racconti e romanzi), spesso si sentì inappagata sul piano affettivo ed ebbe la convinzione di essere sfortunata : in compenso fu molto attiva a livello sociale, sostenendo l’abolizione della schiavitù e i primi movimenti femministi, come la sua Lilith acquariana suggerisce.
Visse il suo femminile solo attraverso i personaggi che inventava : non si sposò mai, né ebbe figli, né, a suo dire, le capitò mai di “innamorarsi di un uomo”.
La storia personale della Alcott rimane un esempio di come si possano incanalare costruttivamente le energie di Lilith, convogliandole in una ricchissima produzione letteraria.
Il testo è tratto da “GRAFOLOGIA PLANETARIA. I simboli dell’universo nella scrittura”
Edizioni Mediterranee, Roma, 2023 (pag.262-264)
Il capitolo 14 è dedicato alla scrittura di Plutone e di Lilith.
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