Chi ricorda Liala, regina della letteratura d’evasione?

Probabilmente non le amiche più giovani, forse le loro mamme … o magari le nonne?

Il primo dei suoi famosi “romanzi rosa” è del 1931 : furono più di 90, e ancora oggi si stampano e si leggono.

La signora Amalia Liana Negretti Odescalchi, divenuta LIALA grazie a D’Annunzio che volle che il suo nome richiamasse  “un’ala”, aveva una scrittura grande, molto angolosa, dalle lettere strettissime stirate verso l’alto in una scansione rovesciata, rigida e contratta : un grafismo teso e serrato che contrastava sorprendentemente con la dolcezza  del suo “logo” con la margheritina nel vaso.

L’archetipo che governa questa grafia particolarissima è Urano, e non ci stupisce.

Urano : l’originalità, l’innovazione, la velocità, la libertà , la provocazione, lo spirito ribelle che Liala incarnava perfettamente.

Già, perché questa bella signora, elegantissima, di ottima educazione, molto attenta al suo look e al suo personaggio, aveva una personalità forte, indipendente, imperiosa… era una collerica impulsiva e orgogliosa, una contestatrice determinata e testarda che ha saputo vivere secondo parametri , per il suo tempo, assolutamente  innovativi e provocatori.

Ritroviamo Urano anche in molti dei suoi romanzi, che spesso si ispirano alla sua personale storia d’amore finita tragicamente : Urano il “grande cielo”, l’infinito, azzurro come gli occhi dei giovani aviatori votati all’eroismo che si perdevano nella “bella morte”, per rimanere per sempre  nel cuore delle romantiche fanciulle che li avevano amati.

Tratto da “Grafologia Planetaria. I simboli dell’Universo nella scrittura”

Ed. Mediterranee, Roma, 2023