Ricordando Giulietta Masina è impossibile non rivederla accanto al compagno della sua vita, Federico Fellini : insieme erano il perfetto esempio della misteriosa sottile alchimia che tiene unita una coppia,

Lei materna e protettiva, stabile, luminosa e concreta; lui creativo, vago, notturno, con tutto il fascino del visionario lunare.

Interessantissimo per il grafologo osservare questa eccezionale unione  anche dal punto di vista di una lettura in chiave junghiana.

La comparazione basata sulla tipologia junghiana è senz’altro fra le più espressive ed è stata utilizzata in Grafologia già a partire dagli anni ’30, quando Anja Teillard, importante studiosa allieva diretta di Jung, nel suo bellissimo libro “L’anima e la scrittura”, aveva così sintetizzato i tracciati grafici espressi dalle quattro Funzioni  Psichiche: “In linea di massima, il Pensiero rimpicciolisce il tracciato e lo concentra, il Sentimento lo ingrandisce, lo dilata e lo addolcisce, la Sensazione lo appesantisce e lo  stabilizza, l’Intuizione  lo alleggerisce, conferendogli movimento, ritmo e talora instabilità.”

In questo caso specifico Sensazione e Sentimento, funzioni del reale e dell’affettività, appartengono alla scrittura di Giulietta Masina, con le sue forme morbide, femminili e arrotondate.

Mentre  è senz’altro l’Intuizione, percezione dell’astratto e del possibile, senza filtro sensoriale né logico, con il suo grafismo vibrante, leggero, discontinuo e danzante a connotare il personaggio Fellini.

Giulietta Masina  1921-1994

L’elusività dei tracciati di Fellini  è un’ulteriore conferma della sintonia con la scrittura di Giuletta Masina : semplice chiara, stabile sul rigo di base, con una zona media (spazio dell’affettività e della concretezza quotidiana) dominante e ben espressa, con occhielli chiusi e ben ripassati, in un andamento leggermente rovesciato verso sinistra (il mondo del passato, del materno e del femminile), ad aggiungere una connotazione di riflessività, di prudenza, di riservatezza che diventa  protezione e pudore. 

Ma il tratto conserva, nello stile di alcune lettere, un che di adolescenziale, una grande freschezza che testimonia il persistere, anche per lei,  del richiamo alla fascinazione del mondo dell’infanzia e del gioco.

Accanto ai segni del pianeta Terra (che nel tema natale si trova necessariamente opposto al Sole in Pesci, quindi in Vergine accanto alla Luna, segnalando l’impegno di un compito evolutivo non certo leggero, legato alle funzioni del sesto Segno dello zodiaco) troviamo anche quelli di  Venere.

Una bella Venere energica, determinata e consapevole, che padroneggia il tracciato grafico con la sua linearità e la sua morbidezza femminile contenuta, semplice e sobria : la forte Venere arietina che nel tema natale è collocata in prima casa, in aspetto armonico al fantasioso Nettuno in Leone in quinta casa.

Non ci stupiamo che questa coppia complementare abbia attraversato unita una vita intera, in un sodalizio affettivo ed artistico eccezionalmente stabile : se la fantasia è lo spazio vitale di lui, il luogo magico dell’avventura della sua esistenza, lei sembra muoversi a suo agio nella realtà e nella immediatezza del presente.

Si erano incontrati a Roma nel 1942,  poco più che ventenni, e si erano sposati l’anno successivo.

Avevano avuto un unico figlio, che visse poche settimane soltanto (la Luna di lei è fortemente lesa dall’opposizione del Sole e di Urano), ed a questo proposito la Masina dirà : “ Non avere avuto figli ci ha fatto diventare figlio e figlia dell’altro : così ha voluto il destino.”

Lei fu protagonista di alcuni fra i suoi film più famosi, ed il loro matrimonio durò esattamente cinquant’anni.

Moriranno a distanza di pochi mesi l’uno dall’altra e, pur nelle numerose avventure e presenze femminili che accompagnarono la storia di Fellini, sarà a Giulietta che lui vorrà dedicare, quasi sul finire della vita, non soltanto l’Oscar alla carriera, ma anche le sue parole più belle : “ Giulietta mi è parsa subito una misteriosa persona che richiamava la mia nostalgia di innocenza. Vi è una parte di incantesimi, magie, visioni, trasparenze la cui chiave è Giulietta. Mi prende per mano e mi porta in zone dove, da solo, non sarei mai arrivato.”

Una splendida dichiarazione d’amore per quel “peperino piccolo piccolo” incontrato negli studi radiofonici mezzo secolo prima.

Il testo è tratto dal capitolo 12 del libro “GRAFOLOGIA PLANETARIA. I simboli dell’universo nella scrittura” di Marisa Paschero, pag. 202-204

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