Emilio Salgari  1862-1911

Il viaggio come scoperta, come evasione, come metafora, come racconto o come fuga. Il viaggio come reale percorso vissuto o come immagine mentale, itinerario geografico o pellegrinaggio del cuore, cammino atteso, programmato, o semplicemente sognato. Vagabondaggio dell’anima, approdo ad altri mondi, esplorazione di territori ignoti. Anche percorrendo visivamente la traccia lasciata da una scrittura ci si può offrire l’emozione, l’illusione ed il ricordo di un viaggio… o di un viaggiatore.

In questo caso il più formidabile, il più prodigioso, il più infaticabile dei viaggiatori: Emilio Salgari.

Intere generazioni di lettori hanno fantasticato di avventurarsi in capo al mondo con le leggendarie figure di Sandokan, di Yanez, di Tremal-Naik, del Corsaro Nero … Salgari era il favoloso inventore di storie, il padre di tanti eroi e personaggi indimenticabili che appartenevano a remote latitudini.

Ma questo splendido visionario, instancabile narratore (82 romanzi e numerosissimi racconti) era un uomo tormentato, instabile, perseguitato dai demoni di un destino di sofferenza e di tragedia, oltre che da una pericolosa tendenza a rendere sempre più labili i confini tra illusione e realtà.

Emilio Salgari alimentava l’immagine di sé come protagonista di affascinanti avventure in paesi esotici, ma in realtà non aveva mai viaggiato : era andato per mare una volta soltanto, e per una breve crociera, ma aveva vissuto questa esperienza con una intensità tale da rimanerne soggiogato per sempre. 

“Il Capitano”, come da allora si fece chiamare, partecipava agli straordinari viaggi di tutti i suoi eroi documentandosi minuziosamente in biblioteca, e studiando dettagliati percorsi sulle carte geografiche.

E’ l’immaginifico Nettuno a governare la sua grafia ondeggiante, fortemente inclinata verso destra ad impegnare lo spazio integralmente: grafia sfuggente e febbrile insieme, con grandi bianchi che isolano le parole.

Il leggendario struggente “re dell’avventura” non lasciava margini, e già sappiamo come l’invasione totale dello spazio, qualora sia associata a bianchi eccessivi, rappresenti, di per sé, un insidioso inganno sia lunare che nettuniano: significa infatti adesione agli eventi senza il sufficiente distacco critico per poterli valutare e dominare.

In grafologia la gestione del foglio-ambiente è la visualizzazione più immediata del “quadro guida” che dirige e governa il gesto grafico : è collegata all’inserimento sociale, all’adattamento al mondo, all’organizzazione del tempo, dello spazio, del pensiero. I margini sono dei limiti, dei “confini” che esprimono, simbolicamente, delle norme : il margine superiore le norme sociali e il senso della gerarchia, il margine sinistro le norme genitoriali e l’educazione ricevuta  (il Super Io freudiano) , il margine destro le norme che regolano la vita di relazione e i rapporti interpersonali.

Nella deriva nettuniana dello spazio invaso di Salgari tutto questo si stempera e si perde. L’energia istintuale di Nettuno, naturalmente, non può rispettare i confini, sia pure simbolici, rappresentati dai margini, dai capoversi e da una spaziatura regolare : se la Luna ignora l’impostazione spaziale, Nettuno fa anche di più, la evita e la trascende.

L’eccesso di bianco (preponderanza della parte inconscia, irrazionale, sognatrice, elusiva) crea, in maniera molto evidente, la ripetizione dei caratteristici canali verticali chiamati caminetti, sempre indicativi di una sorta di solitudine interiore.

Come abbiamo segnalato nei relativi capitoli, anche il Sole, la Luna e Saturno presentano questa particolare configurazione grafica di “isolamento”, ma con motivazioni di base completamente differenti : per la Luna è l’isolamento attraverso il sogno, per Saturno è l’isolamento quasi fisiologico, indispensabile all’equilibrio, per il Sole è l’isolamento cercato talvolta come una torre d’avorio, per Nettuno può essere invece la perdita di contatto che avviene in maniera totale, indifferenziata, come una perpetua fuga, un’estrema difesa dai fantasmi creati dall’inconscio.

Nel tema natale di Salgari, per quanto fortemente connotato dalla presenza dell’elemento Fuoco, prevalgono senz’altro Nettuno e la Luna, pianeti d’Acqua che trascinano questo orgoglioso infaticabile Leone Ascendente Leone in cerca di affermazione in un oceano di inquietudine, di frustrazione, di instabilità, di emozioni intense quanto ingovernabili, di bizzarrie, di ipereccitazione mentale, di ciclotimia sempre sospesa tra depressione ed euforia…

Correnti acquatiche formidabili, profonde e dissonanti : Nettuno in nona casa, settore del lontano, dei lunghi viaggi geografici e ideali, reali ed immaginari, collocato nel segno dell’energico e primario Ariete, è in aspetto conflittuale ad una fantasiosa ed umorale Luna in Cancro. 

Luna importante, dal momento che si trova nel suo perfetto domicilio cancerino e posizionata in dodicesima casa, cosignificante del segno nettuniano per eccellenza, i Pesci.

Un Mercurio combusto, strettamente congiunto a un Sole isolato in Leone, suo domicilio d’elezione, si esprime nella scrittura nella rapidità del gesto, ma è come mortificato nella vibrazione febbrile del ritmo di base, che stempera ed allenta la zona media in un fluire leggero ed evanescente, fin quasi a destrutturarla.

Non dimentichiamo che in questa fascia centrale della grafia l’io esprime la sua capacità di adattamento al reale, al concreto, al quotidiano … dimensioni in cui il Capitano non si era mai sentito a proprio agio. 

Con Salgari appare drammaticamente evidente la non riuscita integrazione delle possenti energie nettuniane: la fecondità del pianeta ha creato il meraviglioso narratore, ma nella vita personale e familiare si è resa responsabile del suo  disastroso naufragio, dell’incapacità di gestire e di far riconoscere il valore del proprio lavoro, della frustrazione dell’indigenza, del senso di fallimento, fino allo  straniamento delirante che lo ha portato al suicidio.

Come afferma Roberto Sicuteri nel suo bellissimo ritratto di Salgari, la sua biografia è di difficile lettura : “Romanziere e uomo si fondono in una inestricabile configurazione che ha davvero del mistero : non si è sicuri di dove inizia e finisce la realtà dell’uomo e inizia il genio narrativo; non si capisce dove la fantasia trova i confini oggettivi e inizia il vuoto terribile della nevrosi paranoide, l’invasione della psiche inconscia che distruggerà l’uomo  e l’artista.”

Il testo è tratto dal tredicesimo capitolo del libro 

“GRAFOLOGIA PLANETARIA. I simboli dell’Universo nella scrittura”

 di Marisa Paschero

 pag. 227-230

copyright Edizioni Mediterranee, Roma, 2023