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Il glifo di Plutone assume aspetti diversi, di cui uno dei più frequenti e diffusi è il monogramma stilizzato delle iniziali del suo scopritore, l’astronomo statunitense Percival Lowell (1855-1916), che non avrebbe particolari richiami simbolici .
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Possiamo però trovare il simbolo di Plutone espresso in altri modi, ad esempio con l’ ideogramma, molto diffuso in Francia, che associa il cerchio, la croce e le due “ali” della rappresentazione dell’Aquila che già abbiamo incontrato in uno dei glifi di Mercurio.
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L’Aquila ci rimanda al segno dello Scorpione, di cui è l’espressione “trasformata”, più armoniosa ed evoluta, in grado di governare sulla croce dello spazio-tempo-materia.
Alcuni Astrologi vedono però in questo glifo l’immagine di un uomo “rovesciato”, come rivolto alla profondità degli Inferi, in relazione alle valenze sotterranee e pulsionali espresse tradizionalmente dal pianeta Plutone.
L’altra versione è quella che associa la croce ad una coppa aperta verso l’alto, che a sua volta accoglie un cerchio.
Bernard Crozier propone di interpretare la sfera all’interno della coppa come “la nascita di un nuovo ciclo” (op.cit.p.305), attribuendo a Plutone la realizzazione ultima del processo di trasformazione iniziato con Urano : in tal modo questo glifo verrebbe a rappresentare l’infinito alternarsi di morte e rinascita, l’eterno ripetersi di involuzione ed evoluzione.
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Esistono ancora altre varianti del glifo: si ripropone una modalità grafica complessa e carica di significati enigmatici, la cui combinazione ultima e definitiva sembra volerci sfuggire, così come ci sfugge e si nasconde il dio Plutone grazie alla sua capacità di mascherarsi e di rendersi invisibile ai nostri occhi.
La variante più diffusa negli Stati Uniti presenta alla base una piccola sfera che si raccorda attraverso un asse a una coppa, la quale a sua volta contiene un’altra piccola sfera : rappresenta il ripetersi della fine e dell’inizio, l’incessante rinascita di nuovi cicli di esistenza, l’eterno ritorno.
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Nella immagine che segue vediamo altre varianti, meno comuni ma interessanti : la prima è un’altra versione del suggestivo “uomo rovesciato” di Hadès; la seconda è un disegno tratto dal Planetario di Alfredo Cattabiani, dove le due antenne simbolo dell’Aquila scorpionica poggiano su di una base cubica; la terza è un glifo tratto da Atman che mi ha ricordato un’imbarcazione, facendomi pensare immediatamente a Caronte, il traghettatore dell’Ade che trasportava le anime dei morti oltre le rive dell’Acheronte.
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Ritengo che questa pluralità di ideogrammi risponda perfettamente all’immagine misteriosa del sovrano del regno delle ombre, che sempre sfugge, si maschera, si nasconde, si rende invisibile …
Vale la pena di riflettere sulla “inafferrabilità” del Pianeta più indecifrabile: “L’azione di Plutone sembra indicare l’inizio delle cose e la loro fine: inizio e fine dei capitoli della vita, inizio e fine della vita stessa” : e infatti Plutone è considerato il “guardiano della soglia”, il giustiziere implacabile, il dio che regna sulla prigione oscura di coloro che infrangono le leggi dell’Olimpo.
Tratto da “Grafologia Planetaria. I simboli dell’Universo nella scrittura”
Ed. Mediterranee, Roma, 2023
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