di Marisa Paschero

L’archetipo della Persona è forse uno dei più interessanti della Psicologia Analitica: con il termine usato per indicare la maschera indossata dagli attori del teatro classico Jung ha rappresentato una sorta di “involucro dell’Io”, il ruolo che assumiamo quando entriamo in rapporto con gli altri, la facciata dietro la quale, attraverso tutta una serie di adattamenti che cominciano con la primissima infanzia, possiamo costruire l’immagine socialmente apprezzabile che il mondo ci richiede.

Se la Persona è sufficientemente flessibile e la sua funzione viene “integrata” svolge un ruolo di mediazione e di ulteriore adattamento.

Ma se la Persona si irrigidisce in una maschera fissa ogni spontaneità è negata: quando si identifica con la Persona l’Io diventa unilaterale, alza barriere di protezione e di nascondimento, cristallizza la rappresentazione di un personaggio, di un ruolo, di un’identità artificiale che esclude, inconsapevolmente, ogni possibilità di divenire.

Come si manifesta la Persona nella scrittura?

La “scrittura Persona” viene descritta con le caratteristiche dell’artificiosità, della ricercatezza formale, dell’esagerazione spettacolare della firma e delle lettere maiuscole. Assume l’aspetto  della classica “scrittura di compensazione”, elaborata e costruita per colmare un vuoto, una vulnerabilità, un senso di inadeguatezza.

Ma può anche scegliere la strada della convenzionalità, della ripetizione stereotipata e rigida di un modello calligrafico. Modello formale che rispecchia talvolta una generazione, un’epoca intera, uno stile di vita collettivo. La Persona diviene allora una maschera sociale, e porta i segni, le esigenze, le tendenze e le forme del tempo che le appartiene: oggi infatti è molto frequente la “scrittura Persona” con connotazioni di oralità e di narcisismo (grafia curvilinea, concentrata sulla fascia media, con allunghi superiori e inferiori poco o nulla accentuati, con lettere affettive molto gonfie e dilatate, gesti regressivi, poco spazio tra una lettera e l’altra, impressione generale di compattezza e staticità), in cui ben si esprime il senso dell’avere e dell’apparire, l’importanza data all’immagine, al benessere come agio, comodità, gratificazione immediata e totale, e la tendenza a protrarre indefinitamente uno stato di immaturità adolescenziale che protegge e mette al riparo dalla durezza della realtà concreta.

Anche l’adozione dello stampatello maiuscolo come scelta abituale e privilegiata rientra nei canoni della “scrittura Persona”: ma attenzione, è bene non generalizzare.

Se da un lato lo stampatello, nella sua essenzialità formale, in qualche misura copre e “maschera” la personalità di chi scrive, dall’altro risponde ad un’esigenza di chiarezza, di leggibilità, di ordine, di compiutezza estetica.

Spesso soggetti perfezionisti, colti e riservati prediligono l’eleganza e la sobrietà dello stampatello maiuscolo.

Qui di seguito alcuni esempi di SCRITTURA-PERSONA tratti dal capitolo 5 del  libro :

“GRAFOLOGIA e GRAFOTERAPIA. Comprendere e migliorare se stessi attraverso la scrittura”. 

Ed. Mediterranee, Roma, 2013.