“Sto imparando la pace
sdraiata qui da sola
mentre la luce si posa quieta
su questi muri bianchi
su questo letto
su queste mani”
La poetessa Sylvia Plath aveva solo 30 anni quando si suicidò : aprì il rubinetto del gas e infilò la testa nel forno in una fredda mattina del febbraio 1963, nella casa londinese dove viveva con i suoi due figli piccolissimi ( Frieda di 3 e Nicholas di 1 anno), dopo la separazione dal marito, il poeta Ted Huges.
L’abbandono da parte di lui per un’altra donna aveva drammaticamente e irrevocabilmente segnato la fine di un sodalizio, sentimentale e letterario, che la Plath aveva idealizzato e a cui aveva riservato una dedizione totale.
Le poesie di “Ariel” che l’avrebbero consacrata come scrittrice fra le più famose e originali della letteratura anglo-americana erano ancora inedite : rifiutate dalle case editrici usciranno postume solo nel 1965.
Ma il suo romanzo “La campana di vetro” era stato pubblicato da poco, cosicché lei non seppe mai che sarebbe diventato un best seller mondiale : in questo romanzo dalla coloritura fortemente autobiografica la Plath aveva rivissuto la sua giovinezza inquieta, sempre pericolosamente in bilico tra esaltazione e disperazione, e il suo primo tentativo di suicidio, che risaliva ai suoi vent’anni.
Da sempre sofferente di insonnia e di crisi depressive, pare avesse dato segnali di disagio psichico fin da bambina, e precocemente le venne diagnosticato il disturbo bipolare che la costringerà al ciclo altalenante di frenetica attività e profondo abbattimento.
Divorata da una sorta di lacerazione interiore, nascondeva dietro una maschera sorridente un penoso disagio che sfociava in ossessioni distruttive e esplosioni di rabbia : i suoi attacchi di collera improvvisi sconcertavano chi le stava accanto e la rendevano sempre più isolata e intrattabile, sempre più rancorosa verso il mondo, sempre più fragile.
Sylvia Plath era uno SCORPIONE con il SOLE in ottava Casa : un importante PLUTONE in CANCRO nella casa della creatività riceve l’opposizione di SATURNO dal CAPRICORNO e la quadratura di URANO in ARIETE, ma anche il supporto di MERCURIO in SCORPIONE.
Ai forti valori plutoniani si possono ascrivere l’ossessività per la morte, il tormento distruttivo, ma anche l’ambizione grandissima e il desiderio di primeggiare, di eccellere, di esercitare un potere attraverso il più brillante dei suoi talenti, quello letterario.
Da qui l’esigenza di emanciparsi come scrittrice e come donna : un’esigenza troppo in anticipo sui tempi e destinata a continue disillusioni, che la condurrà ad una tensione psichica intollerabile e al primo tentativo di suicidio.
Tutto questo anche in relazione alla figura del padre, che aveva perduto all’età di 8 anni : docente universitario e studioso, Otto Emil Plath con la sua improvvisa scomparsa lasciò un ricordo indelebile nella figlia ancora bambina, che sempre guarderà a lui come a un “modello” culturale e letterario.
Il padre mitizzato e perduto incarna una sorta di ideale dell’Io (come avrebbe detto Freud) irraggiungibile, e per questo motivo responsabile del senso di colpa che sempre accompagnerà la vita della Plath.
Sylvia proietterà questa identità plutoniana maschile, tanto affascinante quanto distruttiva, sulla figura del marito, anch’egli professore e poeta, dapprima compagno e complice di talenti condivisi, poi traditore, ingannatore e carnefice.
La figura di Ted Hughes, soprattutto in base al ritrovamento di lettere e documenti privati che porteranno nuova luce sulla morte della moglie da cui si era ormai separato, appare oggi piuttosto controversa.
Nel Tema di nascita colpisce la LUNA in BILANCIA in settima Casa, completamente isolata: dal momento che un Pianeta senza aspetti può assumere rilevanza particolare, credo sia lecito chiedersi quale fosse il rapporto di Sylvia Plath con i simbolismi della LUNA in generale e l’universo femminile in particolare.
Pare non avesse amiche perché vedeva nelle altre donne solo delle potenziali rivali, e il rapporto con sua madre era improntato ad una sorta di formalismo privo di intimità e di calore, tant’è vero che nelle lettere che le scriveva (circa 700 in 13 anni, di cui l’ultima una settimana prima di morire), la poetessa infelice e innamorata della cultura parlava più che altro di banalità come ricette e vestiti, descrivendo rassicuranti quadretti di serenità famigliare ….
Dal punto di vista grafologico notiamo che spesso le patologie depressive più gravi non sfociano in scritture caotiche ed illeggibili, ma in una forma di fissità e di staticità generale che annulla la vitalità del tracciato, e la scrittura di Sylvia Plath ne è un esempio.
Regolare, ordinata, precisa, si mantiene stabile e perfetta nella tenuta aderente al rigo di base anche in prossimità del suicidio : è l’immagine della sua ansia di perfezione e del suo eccesso di autocontrollo.
Salta immediatamente all’occhio la compattezza dell’aspetto che sembra ricordare una “struttura” quasi architettonica, come un blocco quadrato di solida difesa : la grafia detta compatta, dove il poco spazio fra lettere, fra parole e fra righi crea una sensazione di mancanza di respiro, è l’esatto opposto della scrittura definita ariosa, dove l’aria circola liberamente offrendo delle pause di “bianco” che alleggeriscono l’insieme dandogli una particolare armonia.
Qui lo spazio fra lettere è minimo ( e questo non depone a favore della generosità d’animo), lo spazio fra parole è molto ridotto (il che non favorisce la riflessività e la “negoziazione”), e lo spazio fra righi è insufficiente a garantire quel sano “non coinvolgimento” spesso così necessario …
L’ impostazione dello spazio grafico all’interno della pagina (che simbolicamente rappresenta l’ambiente in cui ci muoviamo) è una delle chiavi di lettura più importanti della Grafologia, e qui appare fortemente disarmonica.
D’altra parte, come sempre, il simbolismo della lettura grafologica contiene un riferimento alla vita quotidiana : gestire i propri spazi personali, sapersi “dosare”, concedersi delle pause (senza sentirsi per questo immeritevoli, colpevoli ed imperfetti!), prendere una giusta distanza dagli eventi, non farsi travolgere… tutto questo appartiene ad un’arte che la Plath non possedeva.
Questa giovanissima donna, bella, colta e spesso provocatoria, dal talento letterario indiscusso, ormai sola, madre di due bambini con cui ammetteva di avere un rapporto faticoso e conflittuale, viveva da sempre una contraddizione, una lacerazione interna, una profonda sofferenza : un perfezionismo esasperato e l’incapacità di gestirlo, una ostentazione di sicurezza e appagamento su di una base estremamente fragile la accompagnavano sull’orlo di un precipizio, come in un costante corteggiamento della morte.
La compattezza asfittica della scrittura trova conferma anche nel Tema natale, dove è evidente la carenza di ARIA : l’unico corpo celeste in relazione a questo Elemento abbiamo visto essere la LUNA in BILANCIA, isolata in settima Casa.
Un pianeta isolato può rappresentare una zona non integrata della personalità, con tutte le conseguenze del caso : gli Astrologi la descrivono come un’intensa energia pressoché pura che può esercitare una forte influenza, nel bene o nel male.
Per Janis Huntley, ad esempio : “La LUNA priva di aspetti può fornire capacità di protezione e di accudimento, ma anche di eccessiva sensibilità e di attaccamento”.
La grafologa francese Sylvie Chermet-Carroy (che si occupa anche di Astrologia), si spinge ancora oltre dicendo che il soggetto con la LUNA isolata “… manca di punti di riferimento, cerca una appartenenza e vive in uno sfasamento costante dal sentire degli altri, di cui non riesce ad accettare la mentalità. E’ questa la causa della sensibilità a fior di pelle, delle reazioni eccessive, dell’isolamento nella freddezza per sfuggire alla sofferenza : in una continua alternanza tra reattività emotiva estrema e indifferenza.”
“Morire è un’arte, come qualunque altra cosa.
Io lo faccio in modo magistrale,
lo faccio che fa un effetto da impazzire,
lo faccio che fa un effetto vero.
Potreste dire che ho la vocazione.”
Relazione presentata al XIX Convegno Astrologico Torinese
“I transiti del ritorno fra astri e scrittura”
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